FINE SECOLO 1960-2000
L’agricoltura che fino ai primi anni
’60 aveva trainato egregiamente il progresso del nostro paese, non
trovò uno sbocco specialistico dei prodotti tipici (il vino, l’uva da
tavola).
Per poter dare un prodotto di qualità
superiore, c’era bisogno di uno sforzo comune. Questo non avvenne per
vari motivi. Uno certamente è il massiccio impiego della forza lavoro
nelle ferrovie dello stato ed in altri enti impiegatizi, così che per
molti l’agricoltura diventò un secondo lavoro marginale al
reddito.
Inoltre i laureati che formarono la
classe dirigente erano per lo più medici e professori, pertanto lontani
dai problemi della terra.
Un altro motivo certamente lo troviamo
nella nuova e massiccia emigrazione verso il nord. Intere famiglie e
moltissimi giovani conobbero la valigia di cartone legata con lo
spago.
Forze vitali andarono a costruire il
benessere del nord, impoverendo forse per sempre il sud.
Per
l’agricoltura brattiroese iniziò un lento ma completo declino, fino
ad arrivare al tempo odierno. Accanto a piccoli tentativi di
miglioramento fondiario (coltivazione della vite, dell’ulivo, ortaggi,
fatti con criteri moderni), sta assumendo sempre più forma di scandalo
la pratica effettuata da alcuni proprietari di fondi agricoli, di mandare
via l’affittuario (favoriti da una legge che si sta rilevando iniqua e
disastrosa), lasciando incolti i terreni o effettuando una coltivazione
al limite dell’incuria.
In pochi anni questa
situazione ha trasformato terreni fertili, coltivati con cura ed amore
dai contadini, in sterpaglie che puntualmente in ogni
estate sono devastati da incendi, rendendo il territorio aspro,
selvatico e squallido.
Questa
situazione si protrae senza che nessuna istituzione si faccia sentire,
come se il territorio sia zona franca ed i proprietari si sentono
autorizzati a renderlo inabitabile.
La
vicinanza della costa, in particolare di Tropea, ha fatto sì che il
nostro paese abbia tratto tangibili benefici dal turismo. Fin dagli anni
’60 sono sorti i primi posti di ristoro “L’Uliveto” e “Da
Franco”, valorizzando quella che è la nostra tradizione culinaria
“i maccarruna” o filei. A questi primi locali altri si sono
affiancati, rendendo il nostro paese luogo obbligato di chi voglia
soddisfare il palato con le delizie di una cucina locale saporita e
ricercata.
Per
controversia in questi ultimi anni è ripresa l’emigrazione verso il nord,
specie quella delle giovani menti, impoverendo il nostro paese di preziose
risorse.
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