Periodo Bizantino
Dopo la caduta dell’impero Romano, la Calabria
divenne provincia dell’impero d’oriente o Bizantino. Non stiamo qui
a ripetere la storia ufficiale, ma solo capire come nei secoli gli
sconvolgimenti storici abbiano influito sul nostro territorio ed i suoi
abitanti. Possiamo affermare come il periodo di dominazione bizantina
abbia lasciato profonde tracce. Il nostro dialetto proviene dal greco.
Molti dei nomi dati alle nostre campagne risalgono a questo periodo: Giorgi, Catafari,
Puija, Spartà, etc. etc; oppure nomi di santi orientali: S.
Cosmo, S. Isidoro, S. Giovanni, etc. etc.
Risalgono al VI – VII secolo le tombe che nel
nostro gergo sono chiamate dei “Saracini”. Su questo
argomento dedicheremo un approfondimento particolare auspicando nel
frattempo uno studio serio ed accurato su questi siti di grande
interesse archeologico.
In questo periodo avviene in Calabria
un’invasione silenziosa da parte dei monaci Basiliani per meglio
conoscerli riportiamo un frammento di un articolo di PASQUALE RUSSO
“La storia del Basilianesimo in Calabria costituisce una delle pagine
più interessanti della vita non solo religiosa, ma politica, economica
e artistica nell’alto medioevo….. In Calabria vi furono tre
immigrazioni successive di monaci:
1) I
primi vennero dalla Siria, dalla Palestina e dall’Egitto (tra il VI e
il VII secolo) a causa dell’invasione Araba di quelle regioni.
2) Nel VII secolo vennero da Costantinopoli a causa
della persecuzione iconoclasta.
3) Nel secolo IX-X vennero dalla Sicilia per
l’occupazione Araba dell’isola.
Questi monaci vivevano in tre modi:
a)
Come eremiti ma non isolati dalla società.
b)
Come cenobiti cioè in comunità.
c)
Nella laura cioè come eremiti che periodicamente si
ritrovano assieme avendo un superiore in comune da essi stessi
liberamente scelto.”
Sul nostro
territorio si trovano delle grotte naturali sicuramente utilizzate dai
monaci.
Ci sono le grotte dette di “Cenzareu”,
“Puija”, “Giorgi”. Esse non hanno affreschi come
quella di “S. Liu”
a Caria, ma certamente hanno svolto la
loro funzione di rifugio a quei santi eremiti.
C’è da aggiungere che la nostra zona era ricca
di conventi. In particolare uno di questi attira la nostra attenzione, ed è il monastero di S. ANGELO (o S. Michele Arcangelo) in
località Sant’Angelo di Drapia. Il monastero, nel libro dell’abate Sergio
(“Cronologica
collectanea de civitate Tropea eiusque territorio” 1720 - pubblicato nel 1988 in edizione anastatica da Pasquale Russo), viene indicato come S. Angelo di Rumbulà; questo
frammento di notizia ci porta a fare delle supposizioni sull’origini
del cognome Rombolà ampiamente diffuso nel nostro territorio (argomento
che tratteremo in un’altra sezione del nostro sito).
In questo
periodo che si può localizzare tra il V e il XII secolo, possiamo supporre che il nostro territorio (ovviamente con
alti e bassi) sia stato un’isola abbastanza felice. Forse le condizioni
climatiche, il territorio limitato, la fertilità ma non
l'opulenza (ori argenti ecc ), la lontananza dalle strade di
comunicazioni e l'inaccessibilità dalla costa, fecero si che gli
abitanti potessero avere una propria tranquillità, potendo così sviluppare una civiltà autoctona tutta da studiare.
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